Saturday, 2 August 2014

Il Mont Ventoux in citybike



Il Mont Ventoux è due montagne. la prima parte dai settecento metri di altitudine, dal paese di Sault, versante nord, arriva fino ai meno sei chilometri dalla vetta, ad un'altitudine di milletrecento metri circa: questa montagna è estremamente accogliente anche per noi, che vestiti di strani colori e muniti di caschi due o tre misure più grandi delle nostre pazze teste, ci apprestiamo a salire la montagna con delle terribili e pesanti citybike!

La strada in questo primo tratto è rotondeggiante e avvolge a spirale la montagna per circa venti chilometri, le pendenze sono moderate, ideali per l'ascesa. Questa sensazione di accoglienza la si avverte non la si osserva. Come la freschezza dell'aria di montagna e la sensazione di pulizia che si prova dentro: i polmoni hanno respiro profondo e regolare, la pedalata è leggera e costante, la mente libera e in autonomia, si osservano i pensieri, si avvertono le cose.

C'è tempo per chiacchierare, ci sentiamo in gran forma, Uli, il mio compagno, il tedesco, marcia sicuro davanti a me deciso a mostrarmi la sua supremazia, scherziamo, gli ricordo ad ogni chilometro che la vecchiaia non va sfidata e che se stanco può attendere gli altri vecchi e salire insieme a loro! Uli, il tedesco, ride, improvvisa una spiegazione tecnica sul perchè lui arriverà prima e così saliamo, salutiamo tutti, poi li deridiamo, ci sentiamo di gran lunga i migliori.

I diversi versanti per salire il Mont Ventoux si uniscono tutti ai meno sei, da lì c'è una sola via per arrivare in cima, da lì è un'altra montagna, da lì è un'altra storia.

Il paesaggio diventa desertico, sabbia e pietre, la strada sale vertiginosa. 
Arriviamo ai meno sei convinti più che mai, svoltiamo l'ultimo tornante con un fare quasi tecnico, e no, non ci fermiamo dove tutti si fermano prima della scalata, siamo più curiosi che intelligenti. Armeggio con il portapacchi posteriore della mia citybike, prendo le banane e la cioccolata, ne passo metà al tedesco, cominciamo a salire. Il boccone è piuttosto difficile da mandare giù, in pochi metri abbiamo fiato corto, la velocità di una lumaca, il vento che a sprazzi ci inchioda al terreno!

Diventiamo seri come non lo siamo mai stati negli ultimi due mesi io e il tedesco, rallentiamo il passo ma cercando una costanza nella velocità, il margine con l'ultima marcia, quella più leggera, si assottiglia sempre di più, questo non mi mette di buon umore, salgo, piano, il tedesco è avanti a me ma non lo vedo, guardo in basso, ai miei piedi, ora penso solo a me, la strada scorre lenta, per me e la mia citybike è il limite. il tempo scorre lento, entro in un banco di nebbia negli ultimi due chilometri, probabilmente è una nuvola, il paesaggio diventa lunare, si scorgono massi e terra, il freddo si fa sentire sulle mani e sul viso, ho difficoltà ha cambiare marcia. Questo è il momento in cui penso che non sia possibile per me arrivare in cima, ma scorgo il cartello dell'ultimo chilometro, mi da energia, ma se ne vola via con una folata che mi inchioda letteralmente sul posto. Nell'ultimo chilometro il vento è pazzesco, ho la marcia più leggera, sono alla frutta, ma la montagna è finita. Scorgo sopra di me il faro bianco della cima del Mont Ventoux, un'ultimo tornante, lo supero, millenovecentottanta metri, sono arrivato, ma non so quando fermarmi, quando appoggiare il piede per terra, voglio essere sicuro che sia proprio la fine fine, proseguo, vedo un gruppo di molte biciclette, gente che si disseta, in mezzo alla folla vedo il tedesco che nonostante sia distrutto cerca di vantarsi con gli altri ciclisti di essere arrivato in cima con quel ferraccio, alcuni sono stupíti, altri si sentono offesi, mi vien da ridere a vedere la scena, mi sento come ubriaco, non riesco a fermare il sorriso, iperventilazione, guardo il tedesco e rido rumorosamente, siamo diversi dagli altri ciclisti che se ne stanno tranquilli, ci abbracciamo io e il tedesco, proviamo a sollevare le gambe per gioco, pesano almeno tre volte tanto, con un sorriso drogato, diciamo entrambi: I AM DIE!!
Probabilmente per esprimere il concetto opposto.

W.

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